giovedì 3 giugno 2010

chapter 38 - Maps & Atlases - Perch Patchwork / Alcoholic Faith Mission - Let This Be the Last Night We Care


solo 2 dischi in recensione ma che dischi.
C'è da dire una cosa molto importante, l'etticheta
del momento è la Barsuk. Nomi come Ra Ra Riot, Menomena, Death Cab for Cutie, David Bazan sono tra i gruppi preferiti della nuova scena statunitense. E per restare in tema l'album che vi propongo è quello dei Maps & Atlases dal titolo Perch Patchwork, i quali hanno appena annunciato che rilasceranno il loro album di debutto il 29 giugno. Ancora un'altra grande band di Chicago, Il cantante / chitarrista David Davison torna a lavorare con la band dopo il suo album solista che è stato rilasciato l'anno scorso (e anche grande). Canzoni che con la loro particolare agitazione, sono la somma matematica delle note di chitarra e batteria, guidate da melodie vocali che raccontano storie con immagini liriche, il tutto legato insieme forma un'immagine di lattine attaccate alla macchina degli sposi. Psych-folkies. Abilmente edificato su percussioni e turbolenze acustiche intorno alla sua voce scherzosa che esercita un fascino chiassoso il tutto condito dal sassofono su brani come Pigeon e archi, piacevolissimo. Oltre alla novità dell'uscita del disco, hanno anche annunciato una serie di date di pre-album giro per gli Usa, alcune date di apertura, alcune da headliner, altre con il grande Frightened Rabbit. 3,5/4 stelle.

Adesso parlo di un lavoro che avevo nel mio lettore da un paio di mesi e , se avete presente quelle stranezze che piano piano vi entrano nel cervello, ecco, ci siamo.
Questo quintetto danese di Copenaghen con la fissazione americana
mi ha colpito. A meno di un anno dopo l'acclamato "421 Wythe Avenue"(che non conoscevo), il collettivo indie Alcoholic Faith Mission è pronto con il nuovo lavoro(il loro terzo), "Let This Be The Last Night We Care"
Il 2009 è stato un anno pazzesco per gli Alcoholic Faith Mission - con tour in Europa, Giappone e Stati Uniti che così migliaia di blogger e giornalisti musicali internazionali hanno scritto un sacco di recensioni entusiastiche.
In primavera la band ha suonato dal vivo in USA, Francia, Inghilterra, Benelux, Scandinavia, Svizzera, Austria e Germania. Let This Be the Last Night We Care continuerà dove 421 Wythe Avenue ci ha lasciato. Sempre con l'intensità di band come Arcade Fire e Broken Social Scene mescolati con le melodie più soft come Bon Iver e Iron & Wine, Alcoholic Faith Mission è un melting pot di synth, campionamenti, trombone, chitarra, basso, batteria e voci sorprendenti - e molte altre sorprese, che mescolati tra loro suonano in maniera fantastica.
Se il 2009 è stato un anno fantastico per la Missione di Fede Alcolica, il 2010 se i presupposti sono questi sarà ancora meglio. Please Enjoy!!! 3,5/4 stelle.

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sabato 29 maggio 2010

Chapter 37 - Dum Dum Girls - I Will Be / Menomena - Mines / Zs - New Slaves 2010


Non c'è niente da fare, arrivano i primi caldi e subito mi impoltronisco.
Distratto dai concerti dei festival di Abbabula e Trimpanu in quel di Sassari, ho prestato l'orecchio alle novità in uscita in questo periodo solo l'ultima settimana.
Inizio col recensire il debutto tutto al femminile della punk(?) band Dum Dum Girls, che col loro debutto targato Sub Pop inizia a girare da un pò di tempo nel mio portatile. Shoegaze, Indie Rock, Jesus & Mary Chain, Punk e cos'altro vogliate accostare a queste rrriot girls meritano un ascolto particolare dato che sono la promessa femminile USA insieme alle Vivian Girls ed alle Grass Widow. Con il loro disco I Will Be ci regalano 11 brani retrò che ci rimandano in pieno alla metà degli anni '80. Certo, è difficile non notare come il quartetto di Los Angeles colpisce molti dei punti alti del pop dagli anni '60 ad oggi. In origine, Dum Dum Girls è stato uno show-woman. Kristin Gundred (nome d'arte Dee Dee) illustra il progetto prendendo lo-fi pop anni '60 e rivoltandolo come un calzino lo trasforma in un omonimo EP di debutto. I Will Be mantiene ancora la grinta del suo EP, ma elegantemente aggiorna il suono, arruolando tre nuove membri (tra cui l'ex-Vivian Girl Frankie Rose) e assume Richard Gottehrer (co-scrittore del eterna "My Boyfriend's Back" e produttore di dischi di seminale gruppi come il Go-Go's e Blondie) per produrre il disco al fianco di Dee Dee. Il risultato è una versione più accessibile di Dum Dum Girls, sostenuto da armonie terrificante (tre delle quattro ragazze contribuiscono alle voci) e una sezione ritmica più nitide. Degna di nota di tutte è la produzione: non più un gruppo lo-fi, DDG sono diventate un gruppo rock. I brani sono a raffica di due minuti e divertenti, il taglio di chiusura trova Dee Dee facendo una versione eterea di Sonny e Cher "Baby Don't Go". 3 stelle piene.

Menomena è il nome della band proveniente da Portland, Oregon, e se ai più non dice niente, andatevi ad ascoltare il loro precedente lavoro del 2007 che riportava a piene mani le lezioni di quel nuovo sound americano dei Arcade Fire e Tv on the Radio.
Justin Harris, Brent Knopf e Danny Seim con questo loro quarto lavoro dal titolo Mines però si discostano dal precedente in senso positivo. Si vedono i progressi della band dal punto di vista della stesura dei brani ed i riferimenti musicali inziano ad essere diversi. Le canzoni sono più compiute e dall'iniziale Queen Black Acid col cantato molto simile a David Byrne che rifà i Beach Boys si và via discorrendo sfiorando il rock-disco con TAOS con sottofondo di archi alla Oasis e così dopo la passata di piano di Killemall si arriva all'acustica intro di Dirty Cartoons che si trasforma con giri di piano e cori in un lamento che fanno tornare in mente i Kings of Leon. Tithe è Coldplay allo stato puro, BOTE e Lunchmeat suonano blues, Oh pretty boys... è un classico gospel-soul. Il trittico finale parte con la cabarettistica Five Little Rooms passando per l'elettronica ninna nanna psyco di Sleeping Beauty e l'eterea finale INTIL per portarci dopo 55 minuti circa alla fine con tanto di mini traccia nascosta a porci un piccolo dubbio. Disco dell'anno?
L'uscita è per Luglio ma l'album è già disponibile in rete. 4 stelle.

Per finire vi propongo una sfida.
New Slaves dei Zs può essere a seconda di chi lo ascolta un capolavoro od un inferno musicale. Praticamente incarna disagio. E' come se il vostro peggior incubo urbano prendesse vita in forma di musica, lasciato libero di terrorizzare il mondo, almeno per la durata epica del disco. E poi tutto va beatamente, nervosamente tranquillo, una volta ancora.
La marca di rumore e la roba avant-garde trovata su Nuovi Schiavi non è per tutti, naturalmente, e molte persone saranno messe fuori gioco da ciò che sta succedendo qui. Quanto a me, mi sono trovato nell'ascolto della band di Brooklyn attraverso otto ipnotiche tracce minacciato dal rumore e dal free jazz con determinazione senza limiti. Ogni pezzo si rivela via via più impegnativo, sia per mezzo delle ripetitive partiture che delle percussioni rumorosamente o chissà che cosa.
I Zs sono Sam Hillmer (sax tenore), Ian Antonio (percussioni ed elettronica), e Ben Greenberg (chitarra elettrica ed elettronica). Il trio è affiancato da Amnon Friedlin alla chitarra per la registrazione del disco.
L'album è sconvolgente ma tonificante, dimostrando una prova di resistenza davvero gratificante ascoltatore.
Stavolta le stelle le vedete voi.


lunedì 10 maggio 2010

Chapter 36 - Abbabula 2010


Stavolta l'attenzione la rivolgo ad un festival che si svolge oramai da più di un decennio in quel di Sassari.
Il festival in oggetto si chiama ABBABULA ed è diventato oramai un appuntamento fisso per gli amanti della musica italiana di qualità.
Grazie all'attivismo delle Ragazze Terribili, quest'anno saranno di scena tra gli altri i TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, SAMUELE BERSANI, DENTE, NINA ZILLI ed ELLIOTT MURPHY.


Vorrei ricordare, a chi avrà il piacere di seguire la 12 edizione, che la maggior parte dei concerti è gratis (parolina magica).

Per chi vive o si trova nell'Isola appuntamento da seguire.

Per info sui concerti visitate il sito su

http://www.abbabulafestival.com/

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martedì 27 aprile 2010

Chapter 35 - Yamon Yamon - This Wilderlessness / Natalie Merchant - Leave Your Sleep / Melvins - The Bride Screamed Murder

Il meglio delle uscite musicali di questi ultimi 10 giorni mi viene difficile da recensire.
Ho avuto modo di imbattermi su un pò di musica elettronica, ed anche se è esaltata dai media di mezzo mondo internauta, è un genere che non mi tira più di tanto (per gli amanti del genere vi cito i Flying Lotus, Booka Shade, Crystal Castles), anzi mi sono fatto due palle grandi quanto un universo.
Ma non tutto il male viene per nuocere e quindi sono andato a riascoltare alcune cose che avevo insignificatemente tralasciato.
E così casualmente sbatto le orecchie su un gruppo, questi Yamon Yamon, che con il loro indie rock pop e quant'altro ci si voglia mettere, si fanno ascoltare.
Infatti, se si ha un pò di fantasia, attraverso la rete, si possono fare delle belle scoperte musicali.
Della serie meglio tardi che mai, mi trovo ad ascoltare l'album in oggetto che è This Wilderlessness che con tanto di orso in copertina che porta in mano una sorta di mirrorball arboreo ed arbustivo della flora spontanea svedese, ci rimanda con Wang Lee (il brano che mi ha dato l'impulso ad ascoltarli)ai primi Pavement. La curiosità è stata talmente tanta da metterli sul mio mp3 ed in un men che non si dica, a preferirli all'ultimo lavoro dei Broken Social Scene, il buono e niente più Forgiveness Rock Record.
Fuori tempo massimo ed invaghito da questo sconosciuto gruppo vado a cercare notizie sul gruppo.
Il lavoro su questo Wilderlessness inizia alla fine del 2008 e ha preso la band svedese di Stoccolma per quasi 12 mesi a lavorare sulle registrazioni.
Uscito a gennaio del 2010, gli sforzi di questo lavoro sono del cantante / chitarrista Jon Lennblad, del batterista Christoffer Öberg-Runfors, bassista John Sjöberg e il chitarrista Anton Toorell è tutto. E 'un disco indie-pop puramente lo-fi per quanto riguarda la produzione la fi-lo-sofia. Fast Walker è là a ribadire il loro talento che mi ritrovo ogni volta alla conclusiva High Class ad avermi bevuto il loro disco d'esordio in un battibaleno.
Diventeranno famosi? 3 stelle piene.

Cambio genere e sempre sul mio personalissimo lettore musicale avevo lasciato stranamente in un angolo remoto un disco che stavo per cancellare.
Mai giornata uggiosa è stata fatale.
Natalie Anne O'Shea Merchant ai più magari non può dire niente, ma se il nome lo abbreviate in Natalie Merchant vi riporterà in mente i 10,000 Maniacs dei quali lei era la cantante. Abbandonato il gruppo nel 1993, per cercare il successo come solista si era ritrovata ad essere paladina del folk di nicchia e a cantare e collaborare insieme a molti artisti, tra i quali Michael Stipe, Susan McKeown, David Byrne, Tracy Chapman, Peter Gabriel, Billy Bragg e i Wilco. I suoi lavori hanno toccato tematiche politiche e sociali e sostenuto associazioni e progetti come Amnesty International e l'American Indian Movement sia con le sue canzoni che prestandosi come testimonial. Tutto questo in vent'anni di onorata carriera e cinque album in studio. Ora nel 2010, dopo 7 anni dal suo ultimo lavoro solista si ritrova a partecipare a "Here Lies Love" di David Byrne e Fatboy Slim, concept album sulla vita di Imelda Marcos, nel quale Natalie Merchant ha cantato "Order 1081" e sorprendente costruisce un abum Leave Your Sleep dove tocca brillantemente tutti i generi: cajun, bluegrass, reggae, musica antica,jazz, musica da camera e rhythm and blues, ma anche folk celtico, balcanico, cinese e qualsiasi cosa voi ci vogliate "sentire".
Ragazzi, asoltatelo e non fate i prevenuti. Stiamo parlando di un capolavoro. Di uno di quei dischi che non ci faranno scordare questo 2010. Ero sciaguratamente prevenuto. Mi son dovuto ricredere. Non c'è un brano che emerge, perché tutte le 26 canzoni vi ruberanno il cuore e l'anima. "Il progetto più complesso che io abbia mai portato a compimento o immaginato". Infatti, la registrazione ha coinvolto più di cento musicisti e i testi delle canzoni sono stati scelti da Natalie Merchant tra canzoni popolari e composizioni di poeti di epoca vittoriana, oltre ad autori contemporanei, tra cui Ogden Nash, Edward Estlin Cummings, Robert Louis Stevenson, Christina Rossetti, Edward Lear, Gerard Manley Hopkins e Robert Graves. Solo persone aride di sentimento potrebbero ignorare questo lavoro. Quasi 5 stelle.

Ed ora "grasso di motore".
E' così che io identifico quel genere che mischia il punk col metal e lo stoner rock.
E chi mejo de loro possono interpretare questo "grasso" sound. Ora sono loro che, col 25esimo anno di discografia da santificare, mostrano i denti ed è uno dei mejo lavori degli ultimi anni. Dimenticavo, stò parlando dei Melvins paladini del Grunge prima che il Grunge fosse portato alla ribalta dai Nirvana con Nevermind, e per ammissione del compianto Cobain, fans degli stessi.
Questo loro ultimo lavoro non può storcere il naso ai fans del gruppo e rispetto a l'ultimo è di gran lunga meglio.
......"we are ready" cantano nel brano di apertura e aprono il secondo con lo stesso giro del primo brano a far da collante alle chitarre metal.
Il disco si fà sempre più sperimentale e questo The Bride Screamed Murder sembra somigliare sempre più ad Houdini, il loro capolavoro. Pig House è classica e coinvolgente, le batterie avvolgenti, caratteristica di questo loro terzo disco come un quartetto. Infatti ai loro fondatori Buzz Osborne e Dale Crover sono stati aggiunti dai Big Business 'Coady Willis e Jared Warren da tre album a qusta parte.
Raga, mi trovo al 5 pezzo e ci trovo un giro di basso che farebbe impazzire Mike Watt, Electric Flower è da brividi e la seguente Hospital Up è da spavento con tanto di giro jazzy e quella chiave di Cure che ci ricorda l'intro di Close to Me. Una scarellata di Inhumanity and Death (ferro-cissima) per arrivare a My Generation, dove coverizzano con un blues alla Zeppelin il classico degli Who, peraltro loro cavallo di battagli nei loro live act. P.G. x 3 saluta l'album con un approccio experimental ed io me lo riascolto, ed io me lo riascolto, ed io me lo riascolto, ed io me lo riascolto......four.....four.....four.....four......4 stelle.

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martedì 13 aprile 2010

Chapter 33 - So Cow - Meaningless Friendly / Peter Wolf - Midnight Souvenirs / Woods - At Echo Lake


Stò cercando, per quanto possibile, di dare una cadenza almeno settimanale alle recensioni, anche se bei dischi non se ne sentano tanti in giro, ma almeno qualcosa di accettabile cerco per il mio personalissimo gusto di recensire. Parto da uno dei migliori esordi del 2009, che quest'anno si propone con un nuovo lavoro dopo essere stato sempre in tour. Lui si chiama So Cow (nella vita reale, Brian Kelly) ed è irlandese. Ha vissuto qualche anno in Corea dove faceva l'insegnante d'inglese alle elementari prima ed all'università poi, ora fa il giramondo con la sua musica. Ho conosciuto il suo album d'esordio omonimo l'anno scorso e me ne sono invaghito. Un po' di Jeffrey Lewis e un po' di Jonathan Richman, si dice che l'anno scorso avesse come backing band un lettore mp3, quest'anno invece fa sul serio in trio. Rispetto all'esordio non ha perso la grinta e la fantasia nel scrivere gemme pop, anzi maturato. Amante dei Beatles e Hitchcock(Robyn), alle prime sono rimasto un pò perplesso da come suonava Meaningless Friendly ma come nel precedente, ascolto dopo ascolto sono stato ri-rapito dal suo pop sghembo. Un consiglio, non fermatevi ai primi 3 brani ma ascoltatelo tutto e vi verrà la voglia di cercare anche l'esordio. Sarà nuovamente in Italia a Maggio. Grande. Amatelo. Quasi 4 stelle.
Passiamo ora ad un sottovalutato artista americano Peter Wolf (nato Peter W. Blankfield, il 7 marzo 1946) è un rock and roller americano, conosciuto come il cantante della J.Geils Band dal 1967 al 1983. Nativo nel Bronx N.Y.C., in questa sua nuova fatica da otto anni a questa parte, ci dispensa gocce di blues, rock e soul solo come lui sà fare. Se non lo conoscete è il momento di apprezzare questo 64enne con lo Stones-style e i suoi splendidi duetti che colorano quest'album.
La sua carriera musicale è iniziata nella scuola elementare, quando ha suonato il triangolo nella banda della sua scuola. Sua nonna si era esibita nel teatro yiddish, il padre aveva fatto il giro del circuito di vaudeville e lavorato al Tanglewood Music Festival, e sua sorella ballato per l'Alan Freed's show. Autore di Sleepless, nominato tra i 500 album del Rock dalla rivista Rollin Stone e dopo aver suonato col gota del Rock americano, ce lo troviamo nel 2010 con questo godibile disco. "L'amore uccide il tempo e il tempo uccide l'amore", canta Peter Wolf su Midnight souvenir, ma questo nuovo album delizioso rende chiara una cosa: nulla può uccidere il suo fascino, mostrando le virtù che hanno reso l'opera di Wolf un piacere a 16 anni come cantante con la J. Geils Band e dopo sette album da solista dal 1984. Lui è un cantante eccezionale, l'impresario appassionato del proprio mondo musicale, condividendo il suo amore per il country, soul e R & B con chiunque lo voglia ascoltare."The Green Fields of Summer" è una canzone acustica sorprendente dove Wolf e Neko Case trasudano bellezza autunnale. "Tragedy" suona come una Stones ballad, con Wolf che modula la sua voce su un groove sciolto, mentre la cantante country Shelby Lynne si trasforma in cuore malato di soul. "Thick As Thieves" è un country blues "The Night Comes Down" è dedicato alla memoria di Willie DeVille scomparso lo scorso agosto. Su "It's Too Late for Me", in duetto con Merle Haggard, è 'una ninna nanna spensierata sul passare del tempo che potrebbe essere stata scritta negli anni '50. Forse il suo miglior album solista. Ascoltatelo. Più di 3 stelle.
Dopo il pop ed il blues passiamo alla psychedelia americana. Vado ad azzardare il successo ai Woods con il loro quinto lavoro At Echo Lake. Qui parliamo di un album puramente 60-oriented come succede da qualche tempo a questa parte negli USA. Loro provengono da Brooklyn e dopo l'esordio a metà anni 2000 ci ripropongono il loro inconfondibile sound fatto di folk alternativo e musica freak con meno rumore rispetto agli esordi. Quì il loro suono e forse più pulito, per quanta pulizia ci possa essere in una band che ha fatto della bassa fedeltà il cavallo di battaglia. Il
cantante / chitarrista e proprietario dell'etichetta Jeremy Earl ha creato un suono molto vicino ai Grateful Dead di "Dark Star" con un brano, " From The Horn " che posso paragonare alla Eight Miles High in versione strumentale del 2010. Band mai entrata nel circuito importante ma adorata da uno stuolo di fans internauti, meriterebbe almeno un attento ascolto da qualche buontempone nel nostro Belpaese. Fidatevi. Almeno 3 stelle.

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giovedì 8 aprile 2010

Chapter 32 - Young Heretics - We Are The Lost Loves / Hacienda – Big Red and Barbacoa / Estereotypo - Love Your City


Poche notizie ma importanti, per identificare questo duo, formato da Matthew Wright, meglio conosciuto per il suo lavoro con i The Getaway Plan, rock band alternativa formatosi nel 2004 a Melbourne, Victoria, Australia, scioltasi definitivamente dopo un album ed una manciata di singles e demos. Nonostante il loro crescente successo, hanno annunciato la loro fine nel febbraio 2009, così ogni membro è passato così ad un nuovo progetto musicale. Così il giovane Matthew, messo da parte il progetto Getaway Plan all'apice del loro successo in Australia con l'album "Other Voices, Other Rooms", si è preso il posto del passeggero qui, però, con la splendida voce di Kitty Hart a prendere il duo indie per le orecchie di Melbourne, in Australia, e senza dubbio, per un tempo più lungo. Young Heretics è un progetto alimentato da pianoforte e batteria elettrica, e sopratutto senza i riff di chitarra heavy-radiofonico che distingueva il disco del gruppo. Si tratta, come suggerisce il titolo dell EP di fine 2009, " musica per sognatori". We Are The Lost Loves parte con la lenta e sognante Animal War con un cantato che ci ricorda le migliori cose di Bjork. Bones of a Rabbit , Dark Prince , Noah's Ark i brani che rimangono impressi con il pianoforte come strumentazione essenziale o solo accompagnamento di chitarra fino al finale cabaret di Trapperkeeper. Si possono paragonare a dei Dresden Dolls più calmi. Da ascoltare. 3 stelle.

Big Red & Barbacoa è invece il secondo album degli HACIENDA da San Antonio, Texas,
Stati Uniti, e come il suo predecessore Loud Is the Night , è stato prodotto da Dan Auerbach dei The Black Keys. Registrato alla coda del loro tour di fine anno tra club e festival in tutto il Nord America, Australia ed Europa (apertura per Dan Auerbach e Dr. Dog), questo nuovo album porta con sè quel "groove" pesante e il sapore di anni '60, timbro inequivocabile della band. Il risultato è una miscela di rock Tex-Mex , retro-pop e R & B che può solo essere descritto come South Texas Soul. BIG RED & BARBACOA cattura l'attitudine di una band pronta a suonare rock'n'roll, ... un mix di armonie dei Beach Boys, classici Stax Records groove e un suono di chitarra che ricorda il lato pop-rock anni '60 con le sue melodie, giri classici e spavalderia irresistibile. Gli Hacienda scrivono canzoni pop eccentrico e le suonano con spruzzi di T. Rex e Beach Boys. Dan Auerbach ha prodotto il disco con una jam fatta in cucina e gli echi ricavati nel bagno come una versione Texas di Paul McCartney del 1970 debutto solista fatto in casa. Rispetto al loro esordio meno Beatles e più Beach Boys, The Band e Gram Parsons. E dire che il loro lato migliore è quello dal vivo. Da avere. Quasi 4 stelle.

Infine arriviamo in Europa per recensire un gruppo spagnolo di rock indie ed electro fondato nel 2007 in quel di Santander. Estereotypo sono una delle scoperte più importanti del Rock indipendente cantabrico. Quello che chiamano "road-show di rock e dance" ha richiamato migliaia di persone nel loro Tour 2009, grazie al loro precedente album JOIN THE ELECTRO FUNKY PARTY! a partecipare alle feste!. Un successo su Internet ed il loro MySpace è visitato al ritmo di 1000 al giorno. Con una reputazione e un esercito di fans costruito su una forza che non delude dal vivo, stanno diventando un fenomeno emergente, e meglio di tutti, divertente.
Love Your City è il titolo scelto dal trio per il loro secondo. Questo nuovo disco, masterizzato da Mike Marsh (Chemical Brothers, Phoenix ...) presso lo studio di Londra The Exchange, raccoglie undici canzoni che suonano potenti, dirette e dancefloor solo come i loro padrini sapevano fare (dai Devo ai Franz Ferdinand). Una squisita e divertente fusione di indie-rock con la musica elettronica che fa degli Estereotypo una delle cose più interessanti e innovative del momento. 3 stelle e 1/2.

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venerdì 2 aprile 2010

Chapter 31 - Sharon Jones & The Dap Kings - I Learned The Hard Way / Eli Paperboy Reed - Come And Get It / Baustelle - I Mistici dell'Occidente


In modo diverso, mi trovo a recensire una serie di dischi che si rifanno agli anni 60/70, cioè al soul, blues e quindi al r'n'b più classico. La loro specificità non ne pregiudca la qualità. Insomma per questa Pasqua ci facciamo un tuffo nel passato.
Il primo disco è quello di Sharon Jones che con i suoi The Dap Kings sforna I Learned The Hard Way, disco buono ma non eccelso se confrontato col precedente 100 Days, 100 Nights (disco blues del 2007).
Intanto, giusto per intenderci, stiamo parlando della fuoriclasse del soul, paragonabile ad Etta James o Aretha Franklin degli anni 2000, e può vantare collaborazioni col calibro di David Byrne, Rufus Wainwright, Lou Reed, Booker T e Michael Bublé, capito?
Questo quarto lavoro della nostra amata, registrato su un otto piste in analogico a Brooklin ai Daptone Records’ House of Soul studios, ci riporta dritti dritti a quei dischi sixties-seventies più vicini al King of Soul sua Maestà James Brown, con tanta anima e sudore da poter strizzare il nostro cd da poterci lavare i pavimenti di casa. I Dap Kings fanno un lavoro egregio, vi ricordate "Rehab" e "You Know I'm No Good" di Amy Winehouse? I session-man erano loro, e portano a casa la vittoria senza fatica. Meno funky e più soul rispetto ai precedenti, ma supera abbondantemente le 3 stelle.
Il secondo disco di oggi è Come And Get It di
Eli "Paperboy" Reed star maschile del soul americano odierno.
Eli Reed ha iniziato a suonare adolescente nella natia Boston e attraverso un incontro casuale, si trasferì subito dopo la scuola fino a Clarksdale nel delta del Mississippi a lavorare al leggendario WROX , stazione radio dedita al blues. Mentre a Clarksdale ha suonato nei vari locali, tra cui il Delta Blues Museum, lì i veterani brizzolati gli hanno coniato il suo "nickname Paperboy come Reed, spiega," ho usato questo cappello, di mio nonno, che ora è in pensione. Tutti in Clarksdale avevano un soprannome. Mi hanno dato quello ed ora rimane attaccato con me ". Presto si trasferì a studiare a Chicago dove ha ampliato la sua tavolozza musicale suonando la Domenica mattina dietro l'organo in una chiesa minuscola al South Side di Chicago, prima, e pieno di fiducia si trasferisce a New York City e fu presto headliner dei club più cool di Brooklyn con la sua banda che spolverava r'n'b rovente. Dopo due album, Reed ha raggiunto il successo ricevendo una nomination agli Awards 2009 Mojo nel Regno Unito. Ed ora arriva il primo lavoro presso una Major, la Capitol Records negli Stati Uniti e Parlophone Records nel Regno Unito.
Il lavoro è già una spanna superiore ai precedenti e sprigiona tutto quel suono vicino ai grandi del passato, vedi Sam Cooke, Otis Redding, Wilson Pickett e James Brown
"Per me" dice Reed, "è il solo modo che conosco di scrivere canzoni pop. Queste sono il genere di artisti che sono stato influenzato e queste influenze sono una grande parte di ciò che faccio. Quando prendo in mano una chitarra per scrivere una canzone, è così che viene fuori. Non sto cercando di mettere su qualche cosa di nuovo, questo è quello che viene fuori, questo è ciò che accade, non posso cantare in qualsiasi altro modo. " 3 stelle.
Ed infine arriviamo a casa per parlare di pop. Incredibile ma vero, i Baustelle con "I mistici dell'occidente" fanno finalmente centro. I nostri toscani finalmente escono da eterne promesse e sfornano un bel disco. Era ora, devo dire che per la musica italica (ed anche per loro) oramai temevo il peggio, speriamo che ci sia una rinascita come negli anni ottanta dove si era creato un movimento che ci aveva portato in maniera diversa ad apprezzare sia i Litfiba che i CCCp. Devo dire che il precedente lavoro dal titolo Amen, anche se vincitore di cotanto Targa Tenco 2008, non mi era piaciuto, infatti il titolo per me era sia di nome che di fatto. I testi intelligenti ora si sposano a varie sfaccettature di musica pop, toccando i vari generi dal beat al pop-rock ed alla canzone d'autore in maniera perfetta grazie al lavoro di Pat McCarthy, già al lavoro con REM, U2 e Madonna (visto cosa vuol dire un produttore con i controconigli?). Non mancano anche i momenti decadenti ma almeno è un album italiano digeribile. Quasi 3 stelle di stima.

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martedì 23 marzo 2010

Chapter 30 - MGMT - Congratulation 2010


L'altra sera, con le cuffie nelle orechie, mi facevo una domanda, perchè ascolto la musica?
E la risposta è sempre la stessa, trovare per caso un'altro Revolver o che sò, Exile on Main st. o perchè no, un nuovo London Calling o la frescezza dei Talking Heads od il funky/punk di Blood Sugar Sex Magik, fate voi, insomma il vostro miglior album che abbiate mai ascoltato, insomma, ascolto musica alla ricerca del nuovo Capolavoro.
Eh ....purtroppo non ce ne sono in giro di Capolavori. Ma di lavori buoni, ogni tanto, fra miliardi di dischi spazzatura, se ne trovano.
Ed un disco atteso, sopratutto per quel che ci avevano fatto ascoltare con l'abum d'esordio, è l'ultimo dei MGMT intitolato Congratulation.
Il duo Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser coadivati alla console dal produttore e musicista sperimentale Sonic Boom (alias Pete Kember di Spacemen 3) , si fanno trascinare alla relizzazione in modo insolito per una band di successo.
Intanto bisogna dire che questo disco, per la somma delle canzoni e per volontà degli stessi, è un disco senza hits (o forse ci sarebbero ). Se vi aspettavate la copia del plurivenduto Oral Spetaculer siete fuoristrada. Questo è un disco che mette nello shaker sia il surf che la psichedelia, la disco e lo ska, spruzzate di no-wave. Ora provate ad agitare brevemente per non mischiare troppo il tutto e avrete a seconda dei gusti o un intruglio oppure un ottimo cocktail.
Si inzia con It's Working e sembrano i Beach Boys con tanto di riferimento a certe sostanze, vado avanti ed in Song For Dan Treacy(il cantante dei Television Personalities) ci sono i Madness di Our House. Someone's Missing è puro pop con finale arcobaleno e Flash Delirium è Glam. I Found A Whistle è da "atmosfera" e paradossalmente Siberian Breaks è 6 canzoni in una dove dentro ci si trova anche un giro dei Caravan. La succesiva Brian Eno cita proprio lo stesso, richiamando quei lavori svolti coi primi Ultravox e Devo. Finiamo con Congratulation, tipico brano pop-acustico di chiusura album, come faceva il buon Lou Reed. Applausi.
Guardo il cocktail, ed il bicchiere è vuoto. Hey Barman! Ridammene un'altro.
I ragazzi di Brooklin si superano. Tra i dischi dell'anno.
4 stelle.

Per chi lo vuole sentire prima dell'uscita
http://www.whoismgmt.com/

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lunedì 22 febbraio 2010

Chapter 28 - GIL SCOTT-HERON I’m New Here 2010


Diciamo la verità, ma questo ultimo mese , è stato sotto il profilo musicale, un immensa boiata, niente di nuovo e sorprendente e con l'aggiunta perdipiù di quella latrina di San Remo.
Ma vagando quà e là sono andato ad ascoltare i generi più disparati cercando qualcosa di recensibile tra le novità del momento.
Così nella ricerca di qualcosa di buono mi imbatto al super recensito Lightspeed Champion con "Life Is Sweet Nice To Meet You" che merita il cestino (e ditemi il contrario); agli Shearwater di Jonathan Meiburg, tastierista degli Okkervil River che con l'Arcipelago dorato ci scassa fino al midollo; Popa Chubby che fà il compitino con "The fight is on"(ma in confronto è un lusso); Danny & The Champions Of The World con "Streets of Our Time" sono anche loro sufficienti con un folk datato ma senza nerbo; la colonna sonora ODDSAC dei Animal Collective la consiglio ma in piccole dosi e mi rifugio così al sicuro con Ted Leo & the Pharmacists ed al cd in uscita The Brutalist Brickse ed al sempre grande Anton Alfred Newcombe ed i suoi "Brian Jonestown Massacre" .
Prefazione 1: Ted Leo nato a South Bend, Indiana l'11 settembre 1970, fratello di 2 cantautori Chris e Danny, si laurea nel 1988 in lingua inglese figlio musicale del trio Weller, Strummer e Bragg inizia a far musica coi Citizen’s Arrest, Animal Crackers ed i Chisel fino a formare il non gruppo Ted Leo ed i Farmacisti già che il primo non è altro che un album solista datato 1999.
Dal 2 cd si forma il gruppo vero e proprio, ma il cantante / chitarrista Ted Leo è rimasto il principale compositore della band, forza creativa, e l'unico membro costante. La musica del gruppo combina elementi di punk rock, indie rock, rock tradizionale, e, occasionalmente, musica folk e dub reggae come da migliore tradizione '70. L'avevo lasciato ad un album tipicamente punk-mod oriented ed ero abbastanza scettico su quest'ultimo lavoro ma vi devo dire che merita più di un semplice ascolto, non è l'album dell'anno ma almeno è tra i più allegri di queste ultime due settimane, forse gli è servito l'aver ascoltato dal vivo i Pearl jam già che gli hanno fatto da openers per sei date negli Stati Uniti nel mese di giugno 2008. 3 stelle.
Ma andiamo al succo: The Brian Jonestown Massacre - Who Killed Sgt. Pepper? non è altro che l'ennesimo "viaggio" musicale(?) di Anton verso il paradiso.
Per i miscredenti raccontiamo un pò la storia del gruppo che altro non è che la storia di Anton Alfred Newcombe.
Nato il 29 agosto 1967 a Newport Beach, California, il polistrumentista (egli si accredita di saper suonare un'ottantina di strumenti), cantautore e testa del progetto neo-rock psichedelico "The Brian Jonestown Massacre", forma il gruppo nel 90 a San Francisco e pubblica dopo un mini cd il primo lavoro lungo nel 95. Conosciuto per i suoi eclettici gusti musicali, lungo i loro 11 lavori c'è di tutto oltre al fatto che si siano alternati oltre 60 membri nella band principalmente dovuto al suo carattere controverso ed i suoi problemi con droghe ed alcool.
Il nostro non è altro che un Syd Barret moderno e con ciò ho sintetizzato il tutto.
Per chi si avvicina al suo mondo questo non è il migliore del lotto ma di gran lunga una spanna sopra la media delle produzioni attuali.
Genio incompreso.
Il disco inizia con un mantra molto simile ai lavori degli Ozric Tentacles.
Nome dovuto alla somma del Rolling Stone Brian Jones ed il Jonestown Massacre, ovvero il suicidio di massa che avvenne nel 1978 nell'omonima comunità spirituale fondata dal “guru” americano Jim Jones in Guyana. 3 stelle.
Passiamo ai Citay.
Una piacevole conferma a partire da quella copertina che un pò mi richiama ai Rain Parade di Emergency Third Rail Power Trip, ricordate le mongolfiere (per chi non li conosce è l'album con cui inziare l'approccio).
I Citay come i già citati Rain Parade sono Californiani, San Francisco, ed alla musica di quella baia si rifanno, prendendo a piene mani da tutto quel che si è sentito a Frisco fin dagli anni 60 ad oggi.
Forse sarebbe più giusto dire fino a ieri, perchè questo loro terzo album, a dispetto del precedente Little Kingdom(Rain Parade spiaccicati) ripropone principalmente le sonorità molto care ai Jefferson Airplane se voglio dare un paragone al loro modo di fare musica, chitarre e tastiese psichedeliche a go-go e cori riconducibili ai padrini di quel freaksound portato se vogliamo ai giorni nostri. Tra cavalcate epiche e ritornelli acustici si arriva a Tugboat dove coverizzano gli immensi Galaxie 500.
3 stelle.
L'altro album della tornata è Booker's Guitar di Eric Bibb.
La storia che ha dato vita a questo album ha il sapore della leggenda, come quella che narra di Robert Johnson e del suo patto col diavolo. Tutto è iniziato qualche anno fa. Dopo essersi esibito a Londra, il bluesman Eric Bibb era nel suo albergo quando fu avvicinato da un fan con in mano la custodia di una chitarra. All'interno di quella custodia c'era una chitarra Resophonic National degli anni '30, appartenuta alla leggenda del delta blues Booker White(cugino di B.B.King). Avere tra le mani quella chitarra è stata per Bibb una sorta di rivelazione, un evento che gli ha ridato consapevolezza delle proprie origini e che lo ha portato a riscoprire la tradizione blues da cui tutto è nato. Quell'incontro londinese ha inspirato una canzone (registrata poi proprio con la chitarra di Booker) e la canzone è poi diventata un album, "Booker's Guitar", che cattura lo spirito originario del delta blues e lo rilegge con gli occhi della modernità. 3 stelle.
Infine vi propongo il lavoro del poeta e musicista statunitense Gil Scott-Heron, nato a Chicago passò la sua prima infanzia nel Tennessee, quindi visse nel Bronx durante gli anni della scuola superiore. Dopo un anno di frequenza all'università alla Lincoln University in Pennsylvania, pubblicò il suo primo romanzo, The Vulture (L'avvoltoio), che fu molto ben accolto.
Iniziò a incidere musica nel 1970 con l'album Small Talk at 125th & Lennox con la collaborazione di Bob Thiele, del co-autore Brian Jackson, Hubert Laws, Bernard Purdie, Charlie Saunders, Eddie Knowles, Ron Carter e Bert Jones, tutti musicisti jazz. L'album includeva l'aggressiva diatriba contro i grandi mezzi di comunicazione posseduti da bianchi e l'ignoranza della classe media d'America sui problemi delle città in canzoni come Whitey on the Moon.
Pieces of a Man del 1971 aveva canzoni dalla struttura più convenzionale rispetto al discorso libero e sciolto del primo album, anche se le classifiche furono raggiunte solo nel 1975 con "Johannesburg". Il suo più grande successo fu nel 1978, "The Bottle", prodotto da Heron e dal suo collaboratore di lunga data Brian Jackson, che toccò il picco al numero 15 delle classifiche R&B.
Durante gli anni ottanta, Scott-Heron continuò a incidere, attaccando di frequente l'allora presidente Ronald Reagan e la sua politica conservatrice. Scott-Heron fu lasciato senza contratto dall'Arista nel 1985 e smise di incidere musica, anche se continuò a fare tour. Nel 2001 Gil Scott-Heron fu arrestato per reati di droga e per violenza privata. Apparentemente, la morte della madre, le spese per il funerale e la cocaina lo portarono in una spirale negativa. Uscito di prigione nel 2002, Gil Scott-Heron lavorò con i Blackalicious e apparve nel loro album Blazing Arrow. Negli ultimi anni ha patito altri problemi giudiziari legati alla droga fino a questo I'm here Now uno splendido album dove il notro con poesia, tocca le corde dell'anima e quelle dell'inferno, sfiorando elegantemente Blues, pop, country, Leonard Cohen, gospel e Captain Beefheart. Da avere. 4 stelle.

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mercoledì 3 febbraio 2010

Chapter 27 - Titus Andronicus - The Monitor (2010)


Titus Andronicus, band di Glenn Rock, New Jersey, attiva dal 2005 ma giunta al battesimo dell’esordio discografico soltanto nel 2008, con una album, “The Airing Of Grievances”, finalmente sono pronti con questo The Monitor a ribadire i concetti del precedente.
Per chi non avesse ascoltato il precedente, Hold Steady ed i Pogues si risentono in questo nuovo lavoro in maniera massiccia, un album a tutto tondo dove non c'è il bisogno di inventarsi qualcosa di nuovo, va bene così com'è.
The Monitor è più o meno un "concept" album - vale a dire, utilizza la guerra civile americana del 1861-1865, come una metafora estesa per i problemi affrontati in una narrazione piuttosto lineare. Ha detto narrativa, perchè sembrerebbe di capire che il nostro eroe lascia la sua umile casa natale del New Jersey - l'oppressiva e soffocante qualità di cui si è discusso fino alla nausea circa un album fa - per i pascoli più verdi di Boston, Massachusetts(paragone musicale).
La sua tesi - "il nemico è ovunque" - viene messo alla prova finale, come si pontifica sui temi dell'identità regionale, anestesia emotiva, e il giogo pesante di cercare di vivere decentemente in tempi indecenti. Per tutto il tempo, è costretto a chiedersi se aver dichiarato la Guerra Civile Americana era veramente vincente o perdente.
Troverà l'ambiente favorevole e la pensano come lui i compatrioti o sarà costretto a lasciare la sua casa di recente adozione in disgrazia ideologica?
Che cosa significa essere un americano nel 2009 ?
Chi sono i nostri cosiddetti "amici" e in realtà quanto sono "amichevoli" ?
È necessario, o addirittura è una buona idea, per un album indie rock farsi questo tipo di domande?
Risposta, non gliene può fregare di meno, questo disco è un vaffanculo grande COSI'!.
The Monitor è stato registrato nel mese di agosto del 2009, sotto l'occhio vigile del produttore e ingegnere Kevin McMahon I soliti sospetti dal mondo del Tito Andronico erano tutti presenti, così come un cast all-star di amici (membri del Ponytail, Wye Oak, Vivian Girls, Hold Steady, ecc)
Sempre Kevin McMahon ha fatto il mixing tra settembre e ottobre, e Greg Calbi ha fatto il mastering ai primi di novembre.

Quindi come suona tutto questo ?
Ha lunghi brani ambient nel senso più punk del termine, sassofono ardente, pianoforte, omaggi a "A Charlie Brown Christmas," marcette, quattordici minuti di Billy Bragg , pezzi liturgici, duetti country altisonanti, bidoni della spazzatura suonati col tamburello, cori di angeli con la faccia "bromantic".
Ho già detto che questo disco è lungo settantaminuticirca ?
Questo è importante perchè questo è il suono di una band di disperati per il successo e con aria di sfida senza paura del fallimento.
E proprio come il Whiskey, che indica generalmente quelli distillati in Irlanda, e negli Stati Uniti, và ascoltato con moderazione, si rischia di farsi del male, positivamente si intende.
Si parte con A More Perfect Union con un cantato di Craig Finn fino a The Battle Of Hampton Road, lunga suite da 14 minuti con cornamusa e violino finali che si beve d'un fiato.
Stordito!!
Vado via dal Pub(femo) col sorriso stampato sul volto ed una gradazione alcolica al di sopra dei livelli di guida.
Titus Andronicus Forever.


Ian Graetzer - basso
Amy Klein - chitarra, violino
David Robbins - tastiera, chitarra
Eric Harm - batteria, voce
Patrick Stickles - voce, chitarra, armonica

Sicuramente il migliore di questo 2010

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sabato 23 gennaio 2010

Chapter 25 - Charades - Revolución Solar (2010)


Oggi potevo segnalarvi la bella compilation di cover del mitico Fela Kuty ''BLACK MAN'S CRY - THE INSPIRATION OF FELA KUTI'' oppure dell'album di CoverRock di Gaz Coombes e Danny Goffey cantante e batterista dei Supergrass dal titolo The Hot Rats - Turn Ons o per deprimervi, parlare di quei fantocci dei Vampire Weekend, che ricopiano con l'acclamatissimo(?) Contra il sound di Graceland di Paul Simon.
Invece vi segnalo un album pieno di caramelle.
Come sarebbe il pop e la psichedelia di The Beach Boys, Os Mutantes o dei Love nel 2010?
In attesa degli immensi Stereolab i Charades hanno la risposta.
Dopo alcuni mesi di immersione nella loro rivoluzione e la ricerca della libertà totale, i Charades sono tornati, a dimostrazione che le promesse fatte in "En Ningún Lugar" (2008) sono vere e forti. Dopo la grande risposta del prcedente album che aveva, con tonnellate di recensioni eccellenti da parte della stampa internazionale e decine di concerti, questo è uno degli album più attesi dell'anno. "Revolución Solar" suona Charades più simile che mai, ma in un modo radicalmente diverso e nuovo, come non avevamo mai sentito prima.
Questo nuovo album contiene ancora una volta i valori della musica anni '60: l'immaginazione, la libertà, la bellezza, l'amore e la sperimentazione. . Ma siamo nel 21 ° secolo, e anche se le loro influenze e il gusto sono chiarissime, non troverete qui revival, né pop, rock e folk. "Revolución solare" è un album pop psichedelico, tribale, profondo e bellissimo, dove hanno miscelato tutte le loro influenze per creare un album meraviglioso dall'inizio fino alla fine. Stranezze e crazy beats si mescolano con melodie preziose , sintetizzatori interagiscono con chitarre acustiche, percussioni e una nuvola di effetti delay, i figli degli Stereolab sono tornati.
Prodotto da Santi Garcia (come i loro due album precedenti), queste dieci canzoni vanno a creare un mondo migliore per noi, così diamo il benvenuto alla rivoluzione solare!

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giovedì 14 gennaio 2010

Chapter 24 - Steve Conte and Crazy Truth - Steve Conte and Crazy Truth (2009)


Ritardo ingiustificato.
Steve Conte chitarra e voce solista.
Lee “Leeko” Kostrinsky basso e cori.
Phil Stewart batteri e cori.
Uscito nell'Ottobre 2009, ne avevo letto nei vari blog marcati USA, ma non gli avevo dato attenzione più di tanto, forse perchè, anche se il nostro chitarrista dei New York Dolls suona lo strumento alla grande, dei tanti progetti sfornati fuori dalle Band di provenienza, poche volte mi hanno entusiasmato.
Andiamo al sodo.
Già essere parte dei padrini punk sarebbe una posizione abbastanza soddisfacente per alcuni musicisti, ma per Steve Conte è solo un colore sulla tavolozza.
Non possiamo affiliarci con il leggendario New York Dolls e non ottenere qualche vantaggio da esso.
Steve Conte si trova in posizione invidiabile, una volta detenuta da Johnny Thunders. Con la chitarra e un atteggiamento coraggioso NYC riconoscibile, questo trio, ha pubblicato un album di 11 buoni brani, vecchio stile anni '70 da osteria Rock n 'Roll.
Punk non può essere stato il genere più progressista e sorprendente da trovare, è uno stile di fondo qui, ma questo spettacolare trio musicale ci dimostra come sia relativamente semplice produrre un piacevole risultato.
Il tono del disco è dato da 'This Is The End', un intro energico con un grande riff, mentre più dello stesso può 'Gypsy Cab', che ha un giro che affascina e che sentiamo ronzare che non si dica. A caccia bluesy in direzione di 'Texas' prima di colpire un assolo di formicolio con 'The goods are odd' e per chi preferisce qualcosa di più melodico, 'The thruth aint pretty' può colpire in loco. Un tocco di soul si manifesta anche in forma di 'pullman della speranza', ma forse il brano che meglio identifica il lavoro è ' Strumpet hearted monkey girl'. Chitarra gitanata con Indie Girl che sembra rubata da Misunderstood versione dei Santa Esmeralda con quei giusti giri in meno che la fanno piacevolmente slowly.
A seguire il brano migliore dell'album, "Junk planet".
Il disco è arricchito dalle prestazioni da parte della clientela tipo il front man Dolls David Johansen all'armonica, la voce soul di Nikki Richards (Tina Turner / Madonna) e Catherine Russell (Al Green) e dai fiati di Danny Ray (Sylvain Sylvain / Johnny Thunders), Tom Timko (Stevie Wonder ) e Kiku Collins (Beyonce).
Dice Conte, "Questo album suona come una band che suona dal vivo perché è batteria, basso e chitarra insieme in una stanza, assoli registrati dal vivo su basi ruvide e dure. E 'stato come fare un concerto. Amo suonare dal vivo con questa band, perché è tutta una questione di gioco e di momento. … Noi non ci limitiamo a fornire le canzoni ... we JAM!"
Steve non ha nulla da dimostrare.
Noi siamo sazi.
P.S. il nome della Band proviene da un poema di Charles Bukowski.

http://hotfile.com/dl/18070336/d49ac9f/162_Steve_Conte_and_Crazy_Truth-Steve_Conte_and_Crazy_Truth_2009.rar.html

martedì 12 gennaio 2010

Chapter 23 - The Soft Pack - The Soft Pack (2010)


The Soft Pack sono una band indie rock formatasi a San Diego, California, Stati Uniti nel 2008. Sono composti da Matt Lamkin (voce, chitarra), Matty McLoughlin (chitarra), David Lantzman (basso) e Brian Hill (batteria). Originariamente come The Muslims pubblicarono un maxi-singolo e un 12"EP per la 1928 Recordings . Come Soft Pack hanno pubblicato tre EP. Il loro è un suono grezzo ma efficace, in realtà non fanno molto per nascondere le loro propensioni al garage degli annì '80 , la loro vivacità ritmica, le loro buone intenzioni ci portano a trovare paragoni nel passato di quel periodo o poco oltre, tipo i Pavement che suonano i Rain Parade o viceversa.
Aiuta (o non aiuta), ma queste tendenze sono abilmente accentuate (o aggravate), dal produttore Eli Janney, che sicuramente non è estraneo a quello che è successo nel corso del periodo di massimo splendore Dischord (vedi Girls Against Boys).
Il loro omonimo album di debutto suona, in questi giorni, nelle mie orecchie in maniera impressionante, ed i suoi 35 minuti scarsi volano in un batter di ciglia.
Dal brano d'apertura, C'mon, fino a Parasites brano di chiusura, è una ventata di freschezza con quello straf-fottismo che dovrebbe rappresentare un tipico album di esordio.
La band è in completo controllo qui, con un sacco di divertimento, facendo grande musica. Il lavoro di chitarra è liscio, con un tono grintoso, sufficiente a mantenere il loro sound garage rock.
Nel loro sito, invitano a chi volesse, con un annuncio quasi da incontri privati, ad organizzare "un party per presentare l'uscita del disco il 2 febbraio e per festeggiare vogliamo fare uno spettacolo a casa dei tuoi. Non siamo tipi da fare thrash il tuo posto o qualsiasi cosa - noi suoniamo, flirtiamo e beviamo un paio di birre. Tutti i tuoi amici, più un paio di nostri = garantiti buoni momenti. Se siete interessati, basta rispondere a thesoftpack@gmail.com in 50 parole o meno e diteci perché si debba suonare nella tua casa! . Idealmente, la vostra casa deve essere nella zona di Los Angeles, in qualsiasi punto tra Long Beach a Downtown, Los Angeles a Santa Monica.",meglio di così.......
Dal 23 Gennaio in Tour faranno tappa in Europa dal 12 Febbraio.
Sicuramente uno dei debutti più brillanti del 2010!

http://uploading.com/files/f1546618/www.NewAlbumReleases.net_The2BPack2BThe2BPack25282010%2529.rar/

sabato 2 gennaio 2010

Chapter 22 - Funk'n'stein - The Next Level


Anche se a inizio 2010, mi trovo a recensire in ritardo un album da me ascoltato in questi giorni di festività, che fà parte della mia personalissima classifica del 2009.
Intanto i Funk'n'stein non sono altro che un gruppo di rispettati musicisti israeliani che usano il loro groove senza compromessi, per ottenere il massimo da quel ritmo che amano, il Funky.
Formatosi inizialmente da 8 funklovers di fama nazionale, dopo vari concerti nei vari club e festival nella loro nazione, con i loro beats funky, soul ed un groove potente e danzereccio, pubblicano il loro album di debutto nel 2006 "the Band" facendosi conoscere anche a livello internazionale.
Partiamo parlando di lui, il leader Elran Dekel. Questi non è che un ragazzone di 2metri con capigliatura afro che è riuscito a dar vita ad una delle band più uniche che si sono evolute nella nuova scena funk.
Una band che si presenta live in questa maniera:
nella parte posteriore, si trova una sezione ritmica killer che possono fare muovere le montagne.
Una sezione media di ottoni, che risplende su ogni movimento. E nella parte anteriore, uno spettacolo puro, che accompagna lo spettatore in un viaggio sonoro con la sua voce di velluto e mega aspetto carismatico portando un suono fresco e tagliente che si basa sulle fonti di band funk del passato, prendendo a piene mani dal sound Motown e dai padri del funky rielaborando il tutto con la disco anni '70.
I Funk'N'Stein utilizzano il loro groove senza compromessi per aumentare un messaggio e fare il cambiamento.
Dimenticavo, vivono ancora in Israele, dove sono sempre accolti in maniera entusiasta dai media locali.
Hanno sempre una solida base di fan in patria e in tutto il mondo, e ci mancherebbe, sono solo da conoscere. Con il loro secondo album fuori, sono determinati a portare il loro amore per la musica a chi ne ha bisogno.

Membri del gruppo:
Elran Dekel, Vocal
Sefi Zisling, Tromba
Shlomi Alon, Sassofoni
Yaeir Slutzki, Trombone
Alon Freeman, Keyboard
Amit Sagie, Guitar
Shay Shalom Khamani, Bass
Tal Tamari, Drums
Kuti, Percussioni
Mika Sade, cantante

Thats Funk e ascolatalo forte

http://hotfile.com/dl/18445923/ec8cbde/Funknstein_-_The_Next_Level_(2009).rar.html