sabato 18 luglio 2009

chapter 14 - The Dead Weather - Horehound


La notizia musicale di oggi è questa, anche Jack White e il suo ennesimo progetto parallelo, Dead Weather, hanno deciso di sfruttare questo trend per il lancio del disco d'esordio, un negozio che resterà aperto solo oggi e domani.
Si tratta dei temporary stores, esercizi che inaugurano e chiudono nel giro di poche ore.
Il chitarrista e cantante degli White Stripes, insieme ai suoi compagni del nuovo progetto, si esibirà infatti in un breve show al negozio di New York, al civico 131 di Chrystie Street. Lo shop si chiama Third Man Records, come l'omonima etichetta di White, e avrà in vendita solo Horehound, l'album di debutto, e il merchandising del gruppo.
Una manciata di copie, sei per la precisione, contiene una sorpresa: un golden ticket. Chi ne troverà uno potrà visitare la Third Man Records a Nashville con tutte le spese pagate.

Tutt'altro che esordienti, presi singolarmente. A cominciare dall'ubiquo Jack White, che messi da parte momentaneamente i White Stripes e accantonato pure il precedente passatempo coi Raconteurs, insieme al bassista di questi ultimi, Jack Lawrence, e al pluristrumentista che rafforzava la band in concerto, Dean Fertita (di suo implicato abitualmente nei Queens Of The Stone Age), ha dato vita a un'altra formazione ancora, ponendo al centro della scena l'affascinante Alison Mosshart, metà femminile del duo The Kills. Nome in codice: Dead Weather. Ciò che usando gergo d'altri tempi dovremmo chiamare "supergruppo". Ovvia l'attenzione mediatica che ne ha accompagnato le mosse iniziali, dal concerto newyorkese al Bowery Ballroom del 14 aprile al recente singolo "Hang You from the Heavens". Ma ancora poca cosa in confronto a ciò che accadrà con la pubblicazione - da oggi - dell'album Horehound: registrato in gennaio nello studio allestito dentro l'edificio che a Nashville ospita il quartier generale della Third Man Records, etichetta discografica fondata dal tentacolare Jack White. Che interrogato sulle ragioni del suo frenetico attivismo, ha risposto: «Provo a fare tutto quello che mi passa per la testa»
Con l’album di debutto “Horehound” e una manciata di concerti alle spalle, The Dead Weather sono già una leggenda. Pensare che sono nati per caso quando, un anno fa, un ladro rubò il furgone dei Kills, costringendoli a viaggiare insieme ai Raconteurs, dei quali erano la spalla in tour. È stato così che hanno stretto amicizia per poi creare il tutto.
Per White, che può vantare collaborazioni con Jimmy Page, The Edge, Rolling Stones, Bob Dylan e persino di una Bond-song con Alicia Keys, dare vita a un gruppo è un gesto spontaneo. Com’è successo con The Dead Weather: «Dopo un giorno di prove, avevamo già quattro canzoni» spiega. Da un lato c’è dunque la naturalezza nel far musica e dall’altro l’impressione che White abbia sempre il controllo della situazione. Nulla è lasciato al caso, basti pensare all’ormai iconico duo White Stripes, al loro perfetto bicromatismo, bianchi e rossi dagli indumenti agli strumenti e le copertine e al dilemma innescato nei fan per rendere le cose più interessanti: fratello e sorella o marito e moglie? C’è voluto un certificato di divorzio pubblicato dalla Detroit Free Press per confermare che non erano parenti, anche se i più svegli avevano notato gli sguardi d’intesa sul palco. Un rock ancora più essenziale, fatto solo di chitarra, batteria e una tastiera occasionale. Sono stati proprio i White Stripes a ricordare a tutti che una brock-band non ha bisogno di una formazione standard per lasciare il segno nella musica. Purché ci siano le idee, anche se riciclate da quelle dei grandi padri del blues, come Muddy Waters e Bo Diddley.
Arriviamo al sodo, l'album scorre liscio-liscio e si appresta a diventare uno di migliori di questo 2009.
Tuttoblues come piace agli amanti del genere, poco fumo e molto arrosto.
Jack White è oggi quello che non è stato Jon Spencer(sfortuna?) dal punto di vista mediatico, anche se la formula è la stessa.
Mentre tutti si prostravano al dio-computer, Jack è forse l'unico ad aver successo registrando con macchinari da due dollari vecchi almeno quarant’anni.
«Voglio essere parte della rinascita delle cose concrete, belle e ricche di anima ,piuttosto che arrendermi all’era digitale» dice White che oggi, invece, ha un’etichetta discografica, a Nashville, dove vive con l’altrettanto pallida moglie e modella Karen Elson. Nel suo studio, manco a dirlo, c’è una pressa per stampare dischi in vinile e una camera oscura per creare le copertine all’impronta.

Buon ascolto.

http://www.mediafire.com/download.php?gmzd4imzkjz

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